Glifosato, erbicidi e…i nostri giardini
Forse vi sarà capitato di leggere le notizie apparse nel 2015 intorno alla “probabile concerogeneità” del glifosato, erbicida massicciamente usato, soprattutto in agricoltura, contenuto, in special modo, in uno dei più noti prodotti della multinazionale Monsanto (il “Roundup”, venduto praticamente ovunque e acquistabile da chiunque).
Se non ne avete sentito parlare, potreste trovare interessante l’articolo apparso sul Corriere della Sera dell’8 aprile 2015 nonchè su molti altri siti (quali, ad esempio, “il Fatto Alimentare” o “Slowfood“) di quel periodo.
Ovviamente la notizia non poteva rimanere senza replica da parte della multinazionale Monsanto, che fa di questo prodotto un elemento chiave nella commercializzazione del suo mais OGM, immune proprio al Roundup (cosiddette colture Roundup ready).
La Monsanto non è certamente nuova a questo genere di azioni (o, meglio, reazioni), in quanto deve difendere il proprio, assai remunerativo, business: se avete un po’ di tempo, vi invito a leggere l’interessante articolo pubblicato sul blog del Circolo Vegetariano di Treia dal titolo “Monsanto – tutto quello che c’è da sapere sulla fabbrica dei veleni“.
E’ intuibile, quindi, comprendere come mai, nei primi mesi del 2016, la notizia della cangerogeneità del glifosato sia stata prontamente rettificata e perchè l’OMS abbia dichiarato che “non vi è alcuna evidenza di un’associazione” tra tumori e uso del glifosato (vi rimando all’articolo apparso su La Repubblica il 16 maggio 2016).
Anche l’Europa ha preso posizione sull’argomento, tramite la European Food Safety Authority (EFSA), recependo sostanzialmente lo stesso concetto di “improbabile cancerogeneità” dell’OMS (ma un evento improbabile, non resta pur sempre un’eventualità che si può verificare?) ma, nel medesimo tempo, proponendo dei nuovi livelli di sicurezza sui residui di glifosato nei cibi: vi rimando, per i dettagli, alla pagina ufficiale dell’EFSA, in cui viene trattato in dettaglio lo studio che avrebbe portato l’Europa a non ritenere pericoloso il glifosato nelle coltivazioni dei vegetali che finiscono sulle nostre tavole.
Devo ammettere che anch’io, prima di leggere gli articoli che ho menzionato sopra, ho usato il Roundup della Monsanto per ripulire una parte del mio giardino dalle erbacce ed ignoravo totalmente cosa vi fosse dietro ad un prodotto che, per quel che mi riguardava, mi stava aiutando a sistemare, con pochi colpi di spray, un problema fastidioso.
E’ certo che, se avessi avuto conoscenza dei sospetti di cancerogeneità del prodotto, mai lo avrei comprato e mi sarei senz’altro rivolto a soluzioni diverse, magari meno efficaci o più faticose.
Insomma, anche se l’uso che ho fatto in giardino di quell’erbicida è stato certamente rispettoso dei nuovi parametri di sicurezza elaborati dall’Europa, non posso ritenere, comprandolo, di aver ben agito nel mio interesse e in quello del mio giardino.
Anzi.
Sicuramente è bene non usarlo nei nostri giardini finchè non sarà fuori discussione (ma, temo, non lo sarà mai…) la sua innocuità.
Oggi, comunque, sono molto più attento che in passato ai prodotti che uso nel mio giardino e cerco di limitare al massimo l’uso di prodotti chimici che non siano assolutamente indispensabili, anche per tutelare gli ospiti (animali, insetti, etc.) che utilizzano, anche solo di passaggio, il mio spazio verde.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che i nostri giardini sono frequentati da tantissimi esseri viventi che interagiscono con l’ecosistema che noi costruiamo, modelliamo e curiamo secondo il nostro gusto estetico e per il nostro diletto.
Meglio un’erbaccia in più che molte morti (silenziose) di essere viventi del tutto incolpevoli della nostra pigrizia di accettare il prodotto più comodo e più facile da usare.
Naturalmente continuerò a seguire gli sviluppi legati agli studi sugli effetti del glifosato e vi terrò aggiornati.
E voi, quale prodotti green usate nei vostri giardini in alternativa alle soluzioni chimiche più diffuse in commercio?
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