Si fa presto a dire prato… (Part II)
Vi devo raccontare come è andata la mia “prima volta” come coltivatore “in erba” (scusate il gioco di parole..) del mio futuro prato.
La mia avventura è iniziata, piuttosto banalmente, con una zappa ed un badile, strumenti indispensabili, se volete effettivamente rimuovere tutti i sassi di grosse dimensioni che si trovano in superficie. Dovete, tra l’altro, sapere che non ho potuto usare una motozappa (so che qualcuno di voi ci stava pensando…) in quanto il mio giardino ha la particolarità di avere dei tubi di scarico che corrono non troppo profondi e già il giardiniere, quando mi aveva predisposto il sistema di irrigazione, era caduto nello spiacevole (per lui… ma anche per me) incidente di percorso di forarne uno!
Ad ogni modo, visto che le fortune non vengono sole, vi confesso anche che, prima di zappare, mi ero già (ri)scaldato rimuovendo ben oltre 100 piastrelle da esterno (quelle 50×50 di graniglia alte circa 7cm, avete presente?) da circa 15 kg l’una, con la carriola. E dato che, come dice l’antico ma mai smentito proverbio, “al peggio non c’è mai fine”, aggiungo anche che il mio giardino non è neppure in piano.
Ripianare il terreno, dissotterrando tutto quanto potesse essere dannoso alla crescita dei futuri virgulti di erbetta, è stato un lavoro duro ma anche appagante, soprattutto quando mi sono reso conto che avevo – finalmente – terminato!
Ho pensato: “il peggio è passato!”
Ovviamente era la presunzione del neofita, perchè, se è vero che passare il terreno con il rastrello per recuperare tutti sassi, grandi e piccoli, rimasti a terra dopo l’eliminazione manuale di quelli più grossi, appare un lavoro meno da “forza bruta” e più da gardener – in fondo, si passa da un puro sfoggio di resistenza tra te e il terreno (e lui, il terreno, ve lo assicuro, è uno tosto…) a quasi ricamare graziosi solchi su di una superficie già addomesticata – anche questo esercizio sa essere un bel calvario, perlomeno quanto a durata.
Infatti, non c’è tutorial che non ti avverta: “devi fare in modo che la superficie sia bella pulita dai sassi e che il terreno sia soffice e ospitale, privo di sgradevoli residui… solo così i tuoi semi d’erba ti ameranno e ti premieranno con un bel prato fitto e di un bel verde splendente”.
E così, tu, ingenuo gardener amatoriale, pensi: “chi sono io per mettere in discussione questo sacrosanto principio che si tramanda nei secoli per assicurare all’homo sapiens il suo prato bello fitto?”.
E, così, ti convinci che rastrellare per benino è il tuo destino…
A questo punto, apro nuovamente una piccola parentesi e, pur rischiando di apparire ingrato verso i tutorial di giardinaggio che tanto mi hanno insegnato, devo mettervi in guardia, in particolare, dal video dell’uomo comune che, con una disinvoltura da compassato e consumato giardiniere, rastrella sorridente e senza fatica il suo terreno, roteando di qua e di là, con una leggera e soave pressione, il suo attrezzo, radunando qua e là qualche pietruzza.
A meno che non siate su di una spiaggia caraibica, se farete un lavoro fatto bene, vi assicuro che raccogliete così tante pietruzze che, ad un certo punto, vi domanderete: ma da dove provengono tutti questi sassi??
E, un secondo dopo aver formulato questo pensiero, vi chiederete: “finiranno mai?
Ebbene sì, perchè per rastrellare minuziosamente il vostro giardino a regola d’arte, come vi insegna l’uomo sorridente del tutorial, ci vuola tanta, tantissima pazienza e dedizione!
Io ne ho avuta “quasi” a sufficienza.
Dico quasi perchè, alla fine, ho aggirato in parte l’ostacolo con una piccola astuzia che mi ha facilitato un po’ la vita.
Ma questa è un’altra storia…
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